Gianfranco Santi, un fotografo cowboy al “Sada” (5a e ultima parte)

Nel leggendario laboratorio monzese, per parlare con Gianfranco Santi, si trovavano spesso anche aspiranti fotografi, come Nick Dicuonzo, il conosciuto e amato custode della scuola elementare Edmondo De Amicis, promosso poi collaboratore tuttofare dello studio, grazie anche ai suoi splendidi scatti ‘biancorossi’ allo stadio Sada. E, come l’ insegnante Margherita Bestetti, diventata, negli anni e per diverse stagioni fotografa professionista della F.1 al fianco di Erminio Ferranti ed Ercole Colombo, e al seguito di quasi tutti i gran premi. A metà degli anni Settanta l’attraente signorina era stata anche professoressa di matematica, al liceo scientifico statale Paolo Frisi di Monza, del giornalista Paolo Corbetta, attuale editorialista di Monza News, dopo parecchi anni di corrispondenza per La Gazzetta dello Sport, per dare felice continuazione all’apprezzata e pluridecennale opera pubblicista di papà Angelo.

 

Il crudele destino della fotografa monzese Margherita Bestetti, con il cuore per Cantarutti

 

Al ‘Sada’ la bella Margherita si recava solo occasionalmente, giusto per accompagnare in campo l’amica ‘Nuccia’ Galbiati, moglie dell’affermato fotografo Erminio Ferranti, impegnata a scattare foto da fornire al quotidiano Il Giorno. Nel 1978, però, la trentaduenne avvenente ragazza monzese divenne all’improvviso assidua frequentatrice dello stadio di via Guarenti, non tanto per interessi fotografici, quanto per questioni di cuore, essendosi allora invaghita del discusso attaccante friulano del Monza Aldo Cantarutti (per lui, nella stagione 1977/78, l’unica in Brianza, da segnalare 18 presenze in campo e solo due reti realizzate). Per la cronaca, la storia sentimentale tra i due non ebbe un lieto seguito, anche a causa, nella stessa stagione, del trasferimento a Roma (alla corte della Lazio) del giocatore, più giovane di lei di 12 anni. La Bestetti abbandonò così il vecchio ‘Sada’ e tornò a fare le foto negli autodromi internazionali. Dopo il successo ottenuto negli anni Settanta nel mondo delle corse e della moda, la bionda e avvenente Margherita nel dicembre 1984 rimase pure lei, come il povero Gianfranco Santi, vittima di un assurdo e drammatico incidente stradale, nel contesto di un maxi tamponamento sull’autostrada Milano-Torino (scesa dalla macchina per rendersi conto di quanto accaduto, fatti pochi passi fu investita da un conducente di una vettura lanciata a tutta velocità ed accortosi in ritardo di lei, ai bordi della strada e del groviglio di mezzi fermi e danneggiati sulla carreggiata). La graziosa reporter monzese, trasportata d’urgenza all’ospedale, restò per tre mesi in coma e per altrettanti anni ricoverata prima di poter fare, finalmente, ritorno a casa. Purtroppo però, le sue condizioni di salute perennemente precarie resero necessario nel 2001 l’internamento presso una struttura sanitaria attrezzata. Margherita finì così nella Rsa San Francesco a Nova Milanese.

 

Da donna immagine della Canon a redattrice del giornalino della RSA San Francesco

 

Lì, per quasi tre lustri, l’irriducibile ex ‘signora della fotografia’ curò, personalmente e con tanta passione, la rassegna stampa sportiva giornaliera e il giornalino della residenza. Simpatizzante dei biancorossi e in considerazione del fatto che, tra i ricoverati, figuravano allora tanti uomini di Monza appassionati di calcio, decise di leggere loro, quotidianamente, gli articoli de La Gazzetta dello Sport inerenti la squadra di casa. Tutti questi pazienti sportivi, trovando serenità nell’ascoltarla e sentendosi in qualche modo partecipi delle vicende calcistiche cittadine, la seguirono per anni con grande interesse e con sempre rinnovata passione. La Bestetti, negli anni Settanta e per diverse stagioni della F.1, era anche stata, con l’amica concittadina Nuccia Galbiati, la donna immagine della Canon, la nota multinazionale giapponese di prodotti ottici. In occasione delle premiazioni a fine gara, agghindata con il classico giubbino biancorosso della Casa fotografica e con moderni pantaloni bianchi, attillati al punto estremo ed a zampa d’elefante, la dinamica fotografa monzese appariva così a fianco dei piloti sui podi di quasi tutti i gran premi. Per la gioia dello sponsor e di tanti telespettatori veniva quindi immancabilmente ripresa dalle telecamere, entrando così come personaggio familiare in tutte le case. La simpatica e caritatevole signora Bestetti, ormai stanca e sofferente settantenne, ha chiuso definitivamente gli occhi qualche anno prima dell’arrivo della terribile epidemia da Covid 19, lasciando a tutti tanti bei ricordi e parecchie splendide fotografie di un nostalgico passato da favola. Gianfranco Santi era una persona scanzonata, buona e generosa, un po’ guascone, particolarmente amante del mondo della fotografia, tanto da farne, per un lungo periodo della sua permanenza sulla terra, una ragione di vita. Quasi quotidianamente consegnava di persona, in una busta, le sue stampe commissionate dai vari redattori, ma spesso collocate anche grazie al suo grande fiuto e spirito d’iniziativa, all’ANSA, ai principali giornali nazionali (in primis, al Corriere della Sera ed a Il Giorno) e ad alcuni settimanali locali, a partire da L’Eco di Monza e della Brianza e Regione Express. Le sedi dei quotidiani erano per lo più situate a Milano e lui le raggiungeva sempre in macchina, tutti i giorni e a tarda sera, dopo ore di duro lavoro, prima sul posto dell’evento da riprendere, poi in camera oscura. Queste foto da recapitare erano per lo più di cronaca nera o bianca della Brianza, ma anche sportive, con gli scatti inerenti le partite del Monza sempre in evidenza. Particolare curioso: Gianfranco Santi è mancato il 2 ottobre 2001, esattamente quattro mesi e una settimana dopo la morte di Vittorio Brambilla, il valoroso pilota monzese di F.1 che lui aveva fotografato al suo ritorno in auto presso l’abitazione ed autofficina di via della Birona, dopo il vittorioso G.P. d’Austria e d’Europa del 17 agosto 1975. Ora, il ricordo dell’indimenticabile e originale fotografo è mantenuto vivo dalla vedova Anna, non più, come un tempo, in giro in bicicletta a trovare le amiche per il quartiere San Biagio e presente sulla tribuna del vecchio ‘Sada’ per assistere alle partite casalinghe del Monza, ma sempre loquace e arzilla. Con lei, tengono alta la memoria del caro Gianfranco la primogenita Elisabetta, collaboratrice, esperta d’abbigliamento femminile, in un negozio del centro città e l’altro figlio Luca, abile ed apprezzato disegnatore al computer di importanti macchine tecniche e di speciali ‘muletti’, al quale, in passato si era interessata pure la Ferrari.

 

(Fine quinta e ultima parte)

 

Enzo Mauri