Una tifoseria delusa, e che va riconquistata

«Un viaggio ha senso solo, senza ritorno se non in volo», recita il celebre brano di Gianluca Grignani. Una canzone emozionante di per sé, che il tifoso monzese ha scelto come colonna sonora per la storica cavalcata dei biancorossi in Serie A. Un sogno reso possibile dal compianto presidente Silvio Berlusconi. A distanza di tre anni quel passaggio musicale racchiude forse il miglior augurio: vedere il Monza tornare, un giorno, di nuovo nella massima serie. Eppure oggi, risentire quella canzone non provoca più le stesse emozioni; al contrario, il sentimento dominante è quello della rabbia, e la sensazione di aver subito qualcosa di profondamente ingiusto. Quest’amarezza nasce dall’aver passato un anno intero allo stadio con la consapevolezza di essere presi in giro dall’Italia intera. La complicità di chi si atteggiava a “Monzese doc”, ma che in realtà ha passato la stagione a deludere l’universo biancorosso; parole per il Monza poche e, di quelle spese, quasi sempre dedicate al Milan, seggiolino lasciato vuoto dopo 45 minuti come segno di menefreghismo, fino a quella telefonata che ha umiliato ogni tifoso monzese nell’anima, trasformando casa nostra in un semplice prestito per un giocatore così così (eufemismo), ovvero Palacios dell’Inter. I segnali che il grande A.C. Monza fosse una creatura solo di Silvio si sono percepiti subito: l’altoparlante della curva lasciato rotto per due anni, la sostituzione della voce storica dello stadio (Felice Argiero, N.d.R.) con un perfetto sconosciuto, la promessa non mantenuta del maxischermo fin da inizio campionato. Piccole cose, forse, ma è dalle promesse mantenute che si giudica un uomo: dai fatti che seguono le parole.

 

La nuova stagione si apre nell’incertezza (al momento) più totale

 

Lo smembramento della squadra a gennaio ha segnato un punto di non ritorno: non solo per la retrocessione, ma anche per la rottura totale tra tifoseria e Amministratore delegato. La fiducia si è dissolta tra silenzi societari e decisioni incomprensibili. Ora si guarda con un po’ di sospetto anche alla nuova proprietà, una holding di cui non si conoscono al momento né ambizioni né solidità. E le cessioni di Fininvest ci hanno già abituato a brutti film, basti pensare all’AC Milan, finito in mani cinesi fittizie che hanno fatto saltare tutto. Così si apre la stagione 2025/2026: nell’incertezza più totale. Con il possibile coinvolgimento di Alex Menta, reduce da un lavoro non propriamente impeccabile a Trieste, piazza storicamente amica della tifoseria brianzola. L’augurio oggi non può riguardare solo il campo, deve essere soprattutto quello conoscere, e al più presto, la reale solidità e le intenzioni del nuovo asset societario. Se c’è una lezione da imparare da quest’annata umiliante, è che non è tutto oro ciò che luccica. Le parole, nel calcio, valgono poco o nulla. E spesso, quando pensi di mangiare cioccolata, beh, scopri troppo tardi che era tutt’altro…

 

Jacopo Costa