Armstrong, il presidente che girava in Ferrari (a noleggio) -2a p.-

Clarence Seedorf era uscito dal giro calcistico brianzolo, lasciando un brutto ricordo con una discutibile gestione, instabile sotto il profilo economico e deludente sotto quello sportivo, con l’impiego di giocatori di scarso valore, quali, tra tutti, suo fratello Chedric e il cugino Stefano e, quindi, la volontà di riscatto del nuovo arrivato Armstrong sembrava in città più che logica e scontata.

 

Con Asta in panchina e Andrissi D.s. la squadra di Seedorf mancò la promozione nella finale play-off

 

Nella stagione 2012/13, l’ultima del campione rossonero ai vertici in Brianza, il Monza, con Antonino Asta in panchina e Gianluca Andrissi nel ruolo di direttore sportivo, dopo la retrocessione dell’annata precedente disputò, nel girone A, il quarto campionato della sua storia in Serie C2/Lega Pro Seconda Divisione. Iniziò però il torneo con il fardello di sei punti di penalizzazione, un handicap non indifferente, che mise subito in affanno i giocatori. A causa di diversi risultati avversi nelle prime giornate di campionato, la squadra biancorossa concluse il girone di andata solo a quota 25, in ottava posizione. Fortunatamente fece meglio di tutti i contendenti nel ‘ritorno’, con 38 punti conquistati. In totale, togliendo anche la sanzione iniziale, il Monza raggiunse, così 57 punti, equivalente alla quinta piazza, con la possibilità di disputare gli spareggi promozione. Nella semifinale dei playoff i biancorossi superarono, nel doppio confronto, il Bassano Virtus, ma non ebbero la meglio, in finale, contro l’Unione Venezia (dopo aver pareggiato 0-0 la gara d’andata, nel ritorno il Monza, in vantaggio 2-1 a un paio di minuti dal termine, subì, clamorosamente, due reti nelle battute finali del match). Senza la penalizzazione, la compagine brianzola avrebbe vinto il girone A e sarebbe ritornata subito in Prima Divisione, ma questa considerazione non bastò a placare gli animi dei delusi tifosi di casa. Per loro, alla fine, rimase un’unica modesta soddisfazione: aver visto all’opera Andrea Gasbarroni (acclamato idolo dei supporter biancorossi e autore, nella stagione, di 20 reti). I primi interventi di Anthony Armstrong Emery, appena subentrato a Clarence Seedorf alla guida della società monzese, riguardarono principalmente l’immagine, con l’idea di affidare il marketing alla nota agenzia Indipendent Ideas di Lapo Elkann.

 

I pullman in città con il faccione di Armstrong e la scritta contro il razzismo

 

Per la città, iniziarono, così, a circolare i pullman con il faccione di Armstrong in posa, a fianco della scritta “I want you to stop racism’’ e, a seguire, ‘’AC Monza Brianza si schiera contro il razzismo e la violenza nel calcio”. Le divise ufficiali della squadra non riportarono più in evidenza i marchi degli sponsor, ma semplicemente lo slogan ‘Stop Racism’. Una maglia biancorossa di gioco fu donata all’allora ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge. I cori razzisti, rivolti da alcuni tifosi dagli spalti del ‘Brianteo’, (il 29 settembre 2013, durante la partita di campionato Monza-Rimini, al senegalese Ameth Fall), rimasero un episodio isolato e immediatamente stigmatizzato dalla società, peraltro multata pesantemente dal giudice sportivo. Da segnalare, nei mesi precedenti a questo incriminato incontro, l’organizzazione dell’evento ‘Playing for Children’, una simpatica sfida tra lo Sky Sport Team e la Nazionale Piloti, con la distribuzione a tutti i presenti allo stadio di bottigliette Coca Cola, recanti, anch’esse, la scritta ‘Stop Racism’. Uno dei principali punti di partenza dell’attività di Armstrong in Brianza fu proprio la lotta al razzismo. Un po’ meno d’attenzione fu invece posta dal nuovo presidente biancorosso (proprietario anche di una polisportiva in Brasile, l’Alecrim di Natal, con squadre di rugby e calcio), nel gestire le questioni economiche della sua nuova società. Così gli stipendi di luglio, agosto e settembre dei giocatori e dei dipendenti furono pagati in pesante ritardo. Diversi e impegnativi risultarono i suoi obiettivi, proclamati all’atto dell’insediamento in terra briantea e miranti, soprattutto, a riportare le famiglie allo stadio. Tra questi il coinvolgimento della squadra di casa in azioni sociali legate alla comunità. Di grande interesse anche l’idea di creare due accademie di eccellenza calcistica, una in Brasile e l’altra in Italia, con un rapporto di collaborazione sportiva e culturale, attraverso campi estivi aperti a tutti i bambini nei due Paesi. Abbattendo una tribuna dello stadio, si era ipotizzata anche la realizzazione di un hotel da mettere a disposizione delle squadre avversarie del Monza in occasione delle loro trasferte in Brianza, in un centro polivalente, dedicato in particolare alle conferenze. Fece scalpore infine pure la ventilata creazione di una grande location aperta alla città, con ristorante, piscina e discoteca. Ma la principale ‘mission’, oltre alla promozione della compagine di casa per un rilancio verso grandi mete era, indubbiamente, quella di favorire la sinergia con altre realtà locali, quali il calcio femminile, il rugby, l’hockey su pista, il basket e la pallavolo, al fine di mantenere sempre alta l’eccitazione sportiva in città. Per prima cosa Armstrong, appassionato oltre che di calcio della disciplina caratterizzata dalla palla ovale e praticata da lui in gioventù, chiese e ottenne dal Grande Brianza Rugby la partecipazione della squadra biancoverde di quarta serie a un triangolare nel Principato di Monaco, assieme alla compagine locale, iscritta al campionato di settima serie francese e a quella brasiliana dell’Alecrim, offrendo a tutti i componenti l’alloggio gratuito a Nizza. Al massimo dell’egocentrismo il neopresidente pretese poi che la formazione brianzola scendesse in campo con le maglie biancorosse e con il nome Monza 1949, mentre quella carioca, di sua proprietà (vincitrice, poi, del torneo), con la denominazione ‘Armstrong Dragons’.

 

(Fine seconda parte)

 

Enzo Mauri