Armstrong, il presidente che girava in Ferrari (a noleggio) – 3a p.

Anthony Armstrong Emery era un personaggio strano e stravagante. Al Monzello, dove arrivava spesso a bordo di una fiammante Ferrari presa a noleggio, aveva fatto realizzare e collocare nel suo ufficio, dalla ditta specializzata Franchi, una poltrona a forma di trono, giusto per ricordare a tutti chi fosse il nuovo re di Monza. La sedia regale, bianca con poggia mani e schienale ‘similmaglia’ rossi, fu, poi, messa in produzione esclusiva e in vendita sulla pagina Facebook ufficiale e tramite l’indirizzo di posta elettronica.  Allo stadio Brianteo Armstrong non prendeva mai posto in tribuna d’onore, preferendo sedersi nelle fila sottostanti la vecchia postazione per la stampa, non prima d’aver posizionato al suo fianco un’intera cassa di birra fresca, da bere durante la partita. Per i ‘vip’ aveva previsto allo stadio, nei posti riservati, ergonomiche poltrone in pelle con i colori bianco e rosso, simili a quelle usate in F.1 e nel Motomondiale per i piloti nei momenti di relax ai box. Questo per permettere ai suoi ospiti di riguardo di assistere alle partite nel massimo comfort (quelle sedute, dopo alcuni anni, furono poi collocate nello spogliatoio del Monza, dove sono tuttora a disposizione dei giocatori biancorossi). Per essere comodo, pur disponendo di abitazioni quasi in ogni parte del mondo, partendo da Montecarlo (dove aveva preso in affitto un appartamento a 38.000 sterline, equivalenti a più di 50.000 euro), comprò casa anche a Monza, nel quartiere San Biagio.

 

La presentazione della squadra all’Arengario, sotto la regia di Sportitalia

 

Per l’inizio del suo primo campionato, non mancò di affidare a Sportitalia, nota emittente televisiva privata milanese diretta da Michele Criscitiello, la presentazione della squadra alle autorità e agli sportivi, in centro città, in una struttura in tubi Innocenti, collocata a fianco dell’Arengario, con collegamento in diretta tv nel corso della serata. Sul palco, oltre a giocatori e allenatore, il vulcanico presidente non fece mancare la presenza di un’avvenente e brava annunciatrice, strappata dai suoi impegni televisivi. La trasmissione fece tanto scalpore, come la voce, girata successivamente e per parecchio tempo in città, sul mancato pagamento del lavoro nei termini fissati. Nella stagione 2013/14 il Monza disputò così il secondo campionato consecutivo in Lega Pro Seconda Divisione. Con il riconfermato Antonino Asta alla guida tecnica, la squadra superò il primo turno della Coppa Italia, eliminando la Pro Vercelli (0-1) in trasferta, per poi essere sconfitta, nel secondo, dall’Avellino al ‘Partenio’, con lo stesso punteggio. Una volta uscito dalla manifestazione maggiore, il Monza subentrò nella Coppa Italia di Lega Pro, partendo dalla fase a eliminazione diretta, in cui, dopo aver superato tutti i cinque turni, arrivò a giocarsi la doppia finale con la Salernitana, perdendo (0-1) in Brianza e pareggiando (1-1) nella città campana. In campionato la formazione di Asta concluse il torneo al quarto posto, con 54 punti nel girone A, ottenendo la diretta ammissione alla nuova terza serie. Il regolamento di quell’anno prevedeva, infatti, il passaggio alla Lega Pro Divisione unica, delle prime nove squadre classificate.

 

Sinigaglia miglior marcatore biancorosso con 12 reti nella stagione 2013/14

 

Miglior marcatore stagionale dei brianzoli risultò Davide Sinigaglia, autore di 12 reti in campionato. Nella stagione successiva il Monza, cambiato l’allenatore, disputò il girone A del nuovo campionato di Lega Pro raccogliendo 45 punti, ma dovendone pagare 6 pesanti di penalizzazione per inadempienze economiche. A quota 39, alla fine del torneo, la formazione del nuovo trainer Fulvio Pea fu costretta a disputare i play-out, nei quali superò entrambe le volte il Pordenone, ottenendo la salvezza sul campo. Con Pea in panchina la compagine biancorossa disputò un incredibile campionato: settima con 31 punti al termine del girone di andata, pagò poi a caro prezzo l’instabilità societaria. Nel girone di ritorno, infatti, fece peggio di tutti gli avversari, raggranellando soltanto 14 punticini. Riuscì, comunque, a salvare la categoria sul campo, ricorrendo ai playout. Molti giocatori, stanchi di chiedere invano il pagamento degli stipendi arretrati, nel corso della difficile stagione, decisero di mettere in mora la società e di rescindere il contratto. Così a gennaio Pea si ritrovò con solo tre calciatori all’altezza del compito: il secondo portiere, un esperto difensore e il centravanti Omar Torri, più una ventina di atleti ormai ai margini del calcio, alcuni addirittura fermi da anni e raccattati in giro per i vari campi di periferia. Completavano l’organico alcuni ragazzini della formazione ‘Berretti’, comprendente il diciassettenne Matteo Pessina, subito proiettato in prima squadra in pianta stabile.

 

(Fine terza parte)

 

Enzo Mauri

 

Nella foto: il presidente Armstrong con l’allenatore Fulvio Pea.