Cappelletti, il grande “Sciur Giuan” amato presidente biancorosso negli anni 70 (1a p.)

Era esattamente il 20 febbraio 1986 quando, all’età di 67 anni, Giovanni Cappelletti, il presidente che aveva fatto sognare Monza e tutta la Brianza nel decennio 1970, portando la squadra biancorossa a un soffio dalla serie A, ci lasciava prematuramente, a causa di un drammatico incidente avvenuto sull’autostrada Milano-Venezia. Insolita e per certi versi incredibile la dinamica del tragico evento: un pesante tubo di cemento, mal posizionato tra lastroni di ferro, si liberava improvvisamente dal cassone di un camion in veloce percorrenza e finiva sulla carreggiata, colpendo in modo devastante alcune auto che stavano sopraggiungendo. Tra queste, veniva centrata in pieno la vettura dell’ex Numero Uno biancorosso, di ritorno da un meeting di lavoro, non concedendo scampo all’illustre occupante. Già alcune ore prima del funerale del ‘Sciur Giuan’, come affettuosamente gli sportivi di casa chiamavano Cappelletti, sotto l’elegante condominio di via Missori, dove il dirigente brianzolo abitava con la famiglia, in pieno centro città, a una cinquantina di metri dalla sede biancorossa di via Manzoni, tanta gente si era radunata con ossequioso silenzio. In un clima di grande tristezza e immensa commozione, in molti volevano dare, in qualche modo, l’ultimo saluto al loro amato presidente. Tra le bandiere e gli striscioni biancorossi, un supporter della squadra di casa, già con la bomboletta spray tra le mani, voleva addirittura correggere il nome della via da Missori in Cappelletti, imitando un compagno di curva, che, qualche mese prima, avrebbe desiderato fare la stessa cosa, cambiando il nome, per onorare Alfredo Magni. Angelo Scotti, il super tifoso brianzolo che considerava il ‘Sciur Giuan’ più di un padre, solitario, in un angolo dell’androne del palazzo, abbracciando sconsolato una corona di fiori, piangeva come un vitello. Affermato industriale ed ex giocatore dell’Associazione Calcio Villasanta, Giovanni Cappelletti prese il timone del Monza nell’estate del 1972 e lo mantenne fino al 1980. Nel periodo della sua presidenza la formazione biancorossa visse, quarant’anni circa prima dell’avvento di Silvio Berlusconi, le stagioni più esaltanti della sua storia, sfiorando ripetutamente la promozione in serie A nonostante un inizio d’avventura tutt’altro che incoraggiante (a Cesena, in Coppa Italia, contro i bianconeri guidati dall’ex allenatore di casa Gigi Radice, i brianzoli persero, infatti, con il vistoso e mortificante punteggio di 7-0 il primo incontro della lunga serie targata ‘Sciur Giuan’). Avvalendosi della collaborazione di un promettente dirigente quale Italo Allodi, e riconfermando il discusso allenatore Franco Viviani, reduce da una salvezza risicata, il cinquantatreenne presidente di fresca nomina vide, lungo questa difficile stagione, la sua squadra scendere sempre più in basso in classifica, fino a retrocedere, dopo sei anni di ‘cadetteria’, in Serie C. Determinanti, per questo infausto risultato, furono le ultime due gare di campionato. Il Monza perse prima, clamorosamente, allo Stadio Sada 0-3 contro una già salva Reggiana, poi il 17 giugno 1973, a Bari, allo Stadio della Vittoria, 3-1. Chiamato in Brianza Giorgio Vitali nel ruolo di direttore sportivo e riconfermato Gigi Sanseverino, l’attaccante idolo dei tifosi, Giovanni Cappelletti, nonostante la cocente umiliazione da poco subita, ripartì con ritrovato vigore, anche se i due campionati successivi, vinti il primo dall’Alessandria e il secondo dal Piacenza, non videro l’agognato ritorno in Serie B della formazione biancorossa. In panchina vennero chiamati prima Gino Pivatelli, poi Mario David. Due importanti successi nella Coppa Italia di categoria, a Lucca contro il Lecce e, successivamente, a Sorrento contro la compagine campana, servirono comunque per risollevare in parte il morale di Cappelletti e del suo gruppo.

 

Con l’ex giocatore biancorosso Alfredo Magni in panchina arriva la svolta

 

Fu però con l’arrivo alla guida tecnica di Alfredo Magni, subentrato a fine gennaio 1975 al deludente Mario David, che la storia cambiò radicalmente copione. Brianzolo doc di Missaglia, ex difensore del Monza e del Como, titolare con la moglie di una cartoleria-edicola in centro paese, il nuovo tecnico, grande lavoratore, competente di calcio giocato come pochi nella zona, fautore della teoria ‘Importante, in ogni turno di campionato, è muovere la classifica’, non disdegnando mai anche qualche pareggio interno quando la vittoria poteva essere alla portata, mise subito una marcia in più alla squadra. Così sopraggiunsero una fantastica promozione in Serie B nel torneo 1975/1976, la prima vittoria della Coppa Anglo-Italiana il 19 giugno 1976, battendo nell’ultimo atto al ‘Sada’ il Wimbledon 1-0 con rete decisiva di Casagrande e la finale in Coppa Italia, poi però persa di misura in Puglia contro il Lecce.

 

L’avvento di Adriano Galliani con Cappelletti presidente

 

Il ‘Sciur Giuan’ rinforzò quindi, la dirigenza biancorossa con l’ingresso in società del geometra Adriano Galliani, nato a Monza il 30 luglio 1944, ex dipendente comunale per otto anni e candidato sindaco nelle liste della Democrazia Cristiana cittadina, promosso, poi, imprenditore, avendo acquistato l’Elettronica Industriale, un’azienda di Lissone specializzata in apparecchiature per la ricezione dei segnali televisivi. Nel decennio a partire dal 1970, con Cappelletti presidente, per ben quattro volte il Monza, impegnato nel torneo cadetto, mancò ripetutamente la promozione nella massima serie per un niente, riscuotendo però ammirazione e consensi da ogni parte, con lo stadio ‘Sada’ sempre gremito di spettatori. Ritornata in Serie B, nell’annata 1976/1977, la formazione biancorossa sfiorò addirittura l’impresa del doppio salto di categoria. Arrivò a un punto dagli spareggi e a due dalla promozione diretta, ma a causa di tre risultati di parità e di una sconfitta nelle ultime quattro giornate del torneo fallì, sul filo di lana, l’obiettivo.

 

(Fine prima parte)

 

Enzo Mauri

 

Nella foto: Giovanni Cappelletti intevistato dal giornalista Angelo Corbetta  (ph Caprotti)