Cappelletti, il grande “Sciur Giuan”, amato presidente biancorosso negli anni 70 (4a p.)

 

L’ex allenatore biancorosso Alfredo Magni ricorda come fu ingaggiato da Cappelletti

 

 

Tra i tanti momenti belli vissuti con il Monza e al fianco del presidente Giovanni Cappelletti, Alfredo Magni non ha mai dimenticato, oltre a tante partite vittoriose vissute sulla ‘panca’ monzese, la chiamata del 26 gennaio 1975 per la possibile sostituzione di Mario David, dopo l’ultima giornata del girone d’andata, caratterizzata allo stadio Sada da un pareggio in bianco contro il Vigevano. ‘’Non pensavo minimamente di poter guadagnare la guida della prima squadra in così breve tempo – racconta l’ex mister di Missaglia -. Io avevo solo 34 anni e, allora, stavo allenando la ‘De Martino’, categoria equivalente alla ‘Primavera’ di adesso. Anche quando le cose non andavano troppo bene e la panchina di David sembrava sempre più barcollante, la mia convinzione era che Giovanni Cappelletti e gli altri dirigenti del Monza, in caso di sostituzione, avrebbero optato per un tecnico ben conosciuto, come avevano fatto dopo l’esonero di Pivatelli. Le intenzioni del Consiglio mi furono comunicate dal direttore sportivo Giorgio Vitali, con una telefonata a casa mia all’una di notte, a poche ore dal poco convincente 0-0 interno dei biancorossi contro il modesto Vigevano. Io rimasi sbigottito e preoccupato dallo squillo, giuntomi in un orario decisamente poco usuale se non motivato da gravi urgenze. Solo una volta appurato che tutti gli amici, a partire dallo stesso interlocutore, godessero di buona salute, chiesi lumi sull’inaspettata chiamata. Lui senza troppo tergiversare mi spiegò, in modo chiaro e inequivocabile, il desiderio del presidente. La sua proposta mi sembrò una cosa meravigliosa, anche se, inizialmente, fui propenso più a credere a uno scherzo di pessimo gusto che a una vera opportunità offertami. Ben presto, però, mi resi conto che l’amico ‘Giorgione’ parlava seriamente al telefono e che, per me, era quindi giunto il momento della verità. Mi trovavo proprio di fronte ad un sogno precocemente realizzato. Ero perfettamente consapevole del rischio che correvo accettando l’incarico, ma avevo le mie buone ragioni per tentare, sebbene la squadra versasse in condizioni a dir poco preoccupanti. Il presidente Cappelletti, del resto, mi chiedeva semplicemente di agire in armonia e serenità con i giocatori, per far superare al gruppo il brutto periodo di crisi che lo attanagliava, senza pretendere da me grandi cose. Io, più positivo di lui, ero, invece, fermamente convinto che, con il piano di lavoro da me realizzabile, sarebbero arrivati ben presto anche il gioco e i risultati. Così accettai. Dopo la partita di Casale, nonostante la gravità della sconfitta, non pensai a nulla di particolarmente drammatico, in quanto, in coscienza, sapevo benissimo che i ragazzi non avrebbero potuto assimilare in pochi giorni un cambio d’allenamento così radicale come quello da me imposto. Poi, già a Busto in Coppa Italia, al di là dell’immeritato risultato negativo, notai dei sensibili miglioramenti da parte di tutti. Evidentemente, s’incominciavano a intravedere i primi frutti del mio duro lavoro. Quindi pochi giorni dopo, contro il Piacenza, il Monza, forse punto anche nell’orgoglio, finì per fare quell’impennata che sinceramente mi aspettavo. All’inizio della settimana, con pagamento del conto a carico dei giocatori, io e Vitali avevamo pensato di convocare la squadra al completo in un ristorante di Villasanta, per iniziare un aperto e chiarificatore dialogo con tutti. La domenica in campo, i giocatori fecero, poi, il resto. Attribuirei, però, il merito del successo conseguito contro gli emiliani più alla intensa preparazione atletica effettuata negli stressanti allenamenti giornalieri e ai nuovi schemi di gioco messi in atto nei 90’ di gioco, che alla simpatica e costruttiva cena del lunedì sera.’’. Per tornare all’accordo tra Alfredo Magni e la società biancorossa, sembra che quella telefonata, fatta all’una da Giorgio Vitali, avesse un preciso mandante: proprio il grande ‘Sciur Giuan’, per nulla propenso a esporsi direttamente via filo, per di più in un orario così poco consono, ma ansioso di conoscere anche in piena notte, la risposta del suo giovane collaboratore, nel quale aveva già posto la massima fiducia.

 

L’importante “intercessione” di Cappelletti nei confronti di un giovane cronista

 

Nel secolo scorso, per poter essere assunti in IBM, dopo la classica lettera di richiesta, bisognava, se giudicata quest’ultima positivamente in sede aziendale, superare tre colloqui con i responsabili di altrettante diverse direzioni della nota multinazionale. Ma soprattutto era richiesto al candidato di far pervenire al ‘Personale’ tre scritti elaborati e firmati da importanti personaggi del ramo imprenditoriale, finanziario o amministrativo della zona, con le loro referenze professionali, umane e caratteriali sulla conosciuta persona intenzionata a intraprendere il nuovo lavoro con la società americana. Io nel 1978, su interessamento e forti pressioni di convincimento da parte di un ex compagno di università, già da qualche anno alle dipendenze della IBM e con ottimi risultati, mi venni a trovare in questa piacevole situazione. Per la scelta di uno dei tre miei possibili garanti, mi balenò l’idea di coinvolgere proprio l’industriale Giovanni Cappelletti che, tra l’altro, avevo avuto occasione d’incontrare personalmente tempo addietro, a quattr’occhi, al Ristorante ‘Le Quattro Stagioni’ di Cinisello Balsamo per una piacevole cena a cui ero stato invitato come giornalista. Prima di procedere, però, mi consultai con Giorgio Vitali il quale, spontaneamente, si offrì di trasmettere la mia richiesta al presidente. Quest’ultimo, come da conferma fattami poi cortesemente avere dallo stesso direttore sportivo biancorosso, accettò di buon grado la cosa. Fu così che quando mi trovai presso la sede della IBM per l’ultimo decisivo colloquio, il responsabile delle Risorse Umane, dopo avermi posto una serie di quesiti tecnici-operativi e avermi anticipato l’intenzione di procedere positivamente nei miei confronti, mi sorprese con una inappropriata e inaspettata domanda: ‘’Sono venuto a sapere che lei, nel tempo libero, si occupa egregiamente di giornalismo e più precisamente di calcio. Mi dica una cosa: questo Monza ce la farà un giorno ad arrivare in Serie A?’’. Quel diabolico mastino del ‘Sciur Giuan’ aveva decisamente colpito ancora …

 

(Fine quarta parte)

 

Enzo Mauri

 

Foto: Caprotti