Cazzaniga, il “Cardinale Richieleu della Brianza”, ultimo presidente a lasciarci (2a p.)
Per parlare delle notevoli costruzioni realizzate da Aurelio Cazzaniga a Monza nel secolo scorso, non si può non partire dall’allora avveniristico ‘Parco 80’, il progetto di edilizia residenziale sviluppato sul finire degli anni Settanta in via Ramazzotti, a fianco dell’Ospedale San Gerardo (a un tiro di schioppo dalle entrate principali del Parco), basato su moderno edificio a blocco con installazione disegnata da Giò Pomodoro, suo carissimo amico. Caratteristici i porticali, a richiamo delle logge tipiche dei centri cittadini del nord e le strutture degli edifici, contraddistinti dall’intonaco bianco e dalla pietra grigio chiara. Il lussuoso quartiere, con lo stesso nome della residenza, era stato progettato tra il 1976 e il 1986 da Urbano Pierini, con l’intento di insediare nella zona periferica, oltre alle abitazioni, alcune strutture multifunzionali, quali la piscina, la palestra, una zona commerciale, un bar, un ristorante, le comode ed architettoniche sedute all’aperto e la fontana ‘Sole-Luna-Albero’, simboleggiante il ciclo del caldo e luminoso astro, opera pure questa, come la piazza, del noto scultore pesarese.
A “Parco 80” trovarono dimora anche Adriano Galliani e Michelle Hunziker
Tra i primi abitanti di ‘Parco 80’ vi furono l’attuale senatore Adriano Galliani, altro grande amico di Aurelio Cazzaniga e la showgirl ed ex modella svizzera con cittadinanza italiana Michelle Hunziker, nella sua parentesi brianzola, con la figlia Aurora che frequentava un vicino istituto monzese di lingue straniere. Molto apprezzate furono, poi, anche le rustiche e funzionali abitazioni erette nella frazione arcorese La Cà Bianca, non lontano da Villa San Martino, dimora per decenni di Silvio Berlusconi. Lesmo Country, elegante ed esclusivo complesso nel cuore della Brianza, in uno scenario ricco di fascino, buon gusto e originalità, all’insegna del verde e dei fiori, rappresenta, però, il top per Aurelio Cazzaniga e la sua impresa, protagonisti pure nella realizzazione della sede Amplifon a Milano e delle abitazioni a ‘Grazie 1’ e ‘Grazie 2’, sorte a Monza tra via Annoni e Largo Esterle, accanto al caratteristico Santuario di Santa Maria delle Grazie, a cui i monzesi, in particolare, sono tanto devoti. Nella stagione 1969-70, la prima con il ‘Cardinale Richelieu dell’AC Monza’ alla presidenza, il club brianzolo disputò il campionato di Serie B, ottenendo 45 punti e il quinto posto finale in classifica. Sulla panchina biancorossa, dopo la parentesi trevigiana, ritornò l’allenatore Gigi Radice, ex grande giocatore rossonero e della Nazionale, fautore di una tattica decisamente poco offensiva (la difesa, con solo 19 marcature subite nelle 38 partite del torneo, risultò, infatti, la migliore della stagione, alla pari con quella del promosso Catania). Alla fine, il marcatore locale più prolifico del campionato, con soli 6 gol realizzati, si rilevò Lucio Bertogna, arrivato in Brianza dalla Roma nel mercato novembrino. Per tutto il campionato il Monza stazionò nelle zone medio alte della classifica, senza però dare mai l’impressione di poter agguantare il treno per la promozione. Nell’annata 1970-71 la compagine brianzola, di nuovo affidata a Gigi Radice, non ripeté il buon torneo precedente, ottenendo soltanto il quindicesimo posto nella classifica finale, con 35 punti, 10 in meno della stagione da poco trascorsa, anche a causa di un reparto difensivo questa volt, poco ferreo, capace di subire il doppio delle marcature fatte registrare pochi mesi prima. In attacco, con la maglia biancorossa, esordì il giovane cremonese Emiliano Mondonico, preso in prestito dal Torino, che, con 7 reti messe a segno in 23 partite disputate, risultò il miglior realizzatore stagionale di casa. Il Monza giocò un campionato cadetto sempre intruppato nel centro classifica, evidenziando una preoccupante propensione per i pareggi (ne collezionò ben 17), salvandosi poi con un paio di giornate di anticipo sulla fine del torneo. Molto meglio andarono le cose in Coppa Italia, dove la compagine biancorossa, inserita nel terzo girone di qualificazione con Como, Inter e Atalanta finì per vincerlo, dopo un tiratissimo spareggio con i bergamaschi, chiuso a proprio vantaggio 5-4 ai calci di rigore. Sempre dal dischetto, al termine dei tempi supplementari e con lo stesso punteggio, il Monza superò anche il Novara nella partita di qualificazione ai ‘quarti’, venendo poi eliminato al termine del successivo doppio confronto con la Fiorentina.
La poco felice sostituzione di Gigi Radice con Franco Viviani
Deluso per l’anonimo campionato fatto dai suoi ragazzi, Aurelio Cazzaniga, seppure a malincuore, decise di sostituire in panchina Gigi Radice con il promettente Franco Viviani, passato poi alla storia più per aver fatto debuttare il portiere Walter Zenga quando era alla guida della Salernitana, dopo l’esperienza monzese, che per i risultati ottenuti alla guida dei biancorossi. Il tecnico pisano, al termine della sua prima esperienza in Brianza, raggiunse infatti una tribolata salvezza, raccogliendo solo 28 punti, 16 nel girone d’andata e, addirittura, la miseria di 12 nel ritorno e dovendo far registrare, per la sua squadra, il peggior attacco della Serie B, con solo 20 reti messe a segno, 6 delle quali per merito di Arturo Ballabio, rientrato dal prestito al Verbania e al Seregno, per giocare 21 gare. La retrocessione fu solo rimandata di poco, in quanto nella stagione 1972-73, il Monza, con Giovanni Cappelletti subentrato ad Aurelio Cazzaniga alla presidenza e con l’allenatore Franco Viviani confermato, precipitò inesorabilmente in Serie C. Aurelio Cazzaniga tornò alla ribalta in casa biancorossa quando, a fine anni Novanta, consigliò e tramò per favorire il ritorno sulla panchina di Gigi Radice, poi protagonista dopo ben trent’anni di un’impresa epica, quella di riportare il Monza, per la sua seconda volta, in Serie B. (Stagione 1996-97).
(Fine seconda parte)
Enzo Mauri
Nella foto: Cazzaniga (a sinistra) con Guido Mazzetti e Ariedo Braida nel 1983