Enzo Redaelli, una vita ‘infuocata’ tra hockey e calcio biancorosso (4a p.)

‘’Con tutti i giocatori biancorossi ho sempre avuto un ottimo rapporto – ricorda Enzo Redaelli -, ma con uno in particolare, vuoi per i ben noti suoi problemi di ambientamento che per la scarsissima conoscenza della lingua italiana, uniti spesso a un comportamento stravagante, per aiutarlo dovetti interpretare anche il ruolo di padre. Mi riferisco a Zizì Roberts, il primo giocatore di colore a indossare la maglia biancorossa, attaccante nella stagione 1997/1998 in Serie B. Un giorno, transitando nel centro di Monza, con la sua vettura, in Piazza Trento e Trieste, riconobbe la mia auto parcheggiata davanti all’ingresso principale del Comune e pensò bene di fermarsi per incontrarmi e prendere un caffè insieme. Trovato uno spazio libero per lasciare il mezzo, la folcloristica punta liberiana, si diresse a piedi verso la mia berlina, per aspettarmi di fianco ad essa. Io, alle prese con una complicata pratica, mi dilungai più del previsto allo sportello dell’ufficio comunale e lui, annoiato dall’attesa e stanco dall’allenamento sostenuto poche ore prima, non trovò di meglio che sdraiarsi in qualche modo proprio sul cofano anteriore della mia auto per riposarsi. All’uscita, scendendo la scalinata, notai subito qualcosa di strano sulla vettura da me parcheggiata, ma, all’istante, non riuscii, per la distanza, a mettere a fuoco bene la situazione. D’acchito, pensai a un malintenzionato o, più verosimilmente, a un passante vittima di un malore. Solo avvicinandomi, scoprii la scena e riconobbi Zizì , pressoché addormentato. Lo svegliai con una botta sulle spalle e mi misi a gridare, spiegandogli che nel nostro Paese certe cose non sono permesse. Lui, come d’abitudine, scoppiò a ridere e mi indicò subito il bar, che aveva già in precedenza individuato, dove andare a prendere il caffè. Zizì, che ora si è definitivamente stabilito in America, dove allena una promettente squadra del settore giovanile di un’importante società calcistica locale, abitava a Monza, in via Pitagora, in un appartamento nel complesso di stabili costruiti dal presidente biancorosso Valentino Giambelli. Lui, come, poi, tre anni dopo, l’allenatore Gaetano Salvemini, aveva il ‘vizietto’, una volta lasciato, dopo l’allenamento, il Centro sportivo Monzello, di smarrire il percorso da compiere e di chiamarmi in aiuto per poter far ritorno a casa. Una volta e non riesco ancora oggi a capacitarmi di come abbia potuto farlo, Zizì finì in fondo a via Toti, quasi di fronte al Santuario della Madonna delle Grazie. Io, seguendo le sue indicazioni telefoniche lo raggiunsi e, mettendomi davanti con la mia macchina, lo pilotai sino a destinazione, l’abitazione di Triante. Stanco di questi servizi pretesi però, per il giorno seguente, di essere accompagnato io al centro sportivo di via Ragazzi del ’99 e poi, riportato a casa, al termine degli allenamenti. Lui, con il solito sorriso sulle labbra, accettò senza discutere la proposta e, puntuale alla mattina, lo ritrovai baldanzoso al volante della sua vettura davanti a casa mia, ubicazione che ben conosceva per essere stato diverse volte ospite.’’. Zizì Roberts, nonostante le 5 reti realizzate nella stagione disputata in Brianza, passò, poi, alla storia solo per un curioso episodio accaduto alla terza giornata del girone d’andata, nella partita Monza-Venezia, giocata il 14 settembre 1997 allo stadio Brianteo. All’arrivo allo stadio, nel prendere posto nello spogliatoio per le abituali operazioni di preparazione all’incontro, buona parte dei giocatori biancorossi e l’allenatore Gigi Radice si accorsero dell’assenza del loro attaccante di colore.

 

Quando Zizì Roberts venne dimenticato in albergo e, recuperato, segnò il gol-vittoria contro il Venezia

 

Ci volle però poco per scoprire l’arcano: Zizì, come già accaduto in altre precedenti circostanze, più precisamente in occasione di alcune sedute d’allenamento, dopo il pranzo aveva sbagliato a puntare la sveglia e si era addormentato nella sua camera d’albergo, non accorgendosi del trambusto causato dai compagni in partenza con il pullman per lo stadio Brianteo. Per la verità anche i dirigenti biancorossi non prestarono, per l’occasione, molta attenzione, dimenticando il controllo nelle camere e la tradizionale conta prima di lasciare l’hotel. Chiamato d’urgenza da Radice, Il team manager Enzo Redaelli si mise, quindi, all’opera, facendo subito di tutto per far giungere il giocatore in tempo utile allo stadio, dove lo stavano attendendo mister e compagni già in tenuta di gioco. Zizì arrivò in macchina, assonnato e frastornato, ma, riuscì, ugualmente, a trovare, in fretta e furia, posto in panchina. Non solo, subentrato al 26’ del secondo tempo per sostituire Campolonghi, l’attaccante liberiano, a quattro minuti dal termine della partita, mise a segno di testa, in tuffo, su cross di Modica dalla tre quarti, il gol della vittoria del Monza per 1-0, in mezzo al tripudio biancorosso. Il suo amico George Weah, seduto in tribuna d’onore a fianco di Valentino Giambelli balzò in piedi e abbracciò il presidente brianzolo, con un largo sorriso. Tutto questo mentre, per la disperazione, Walter Novellino, stordito sulla panchina dei lagunari, mostrava ai suoi increduli giocatori di volersi strappare i capelli . In quella formazione del Monza militavano giocatori del calibro di Gatta, Saini, Castorina, Crovari, D’Aversa e Pietranera. A fine stagione, grazie soprattutto all’acquisto dal Ravenna durante la sessione invernale del calcio mercato di Cosimo ‘Mimmo’ Francioso (14 gol in 23 gare disputate con la maglia biancorossa), il Monza, cambiando ben tre allenatori (Gigi Radice, Bruno Bolchi e Pierluigi Frosio), riuscì a salvarsi con il quindicesimo posto finale in classifica e con Zizì Roberts utilizzato sempre più saltuariamente e solo dalla panchina.

 

(Fine quarta parte)

 

Enzo Mauri

 

Nella foto: Enzo Redaelli, secondo da sinistra, insieme a Pierluigi Frosio, l’assessore Giuliano Salvi e il giornalista Giancarlo Besana.