Enzo Redaelli, una vita “infuocata” tra hockey e calcio biancorosso (5a e ultima parte)

Attualmente l’ottantaquattrenne Enzo Redaelli, vedovo da parecchi anni dopo una bella, lunga e amabile storia con una simpatica e brava architetta, collaboratrice ed esperta professionista di prevenzione incendi, tifosissima del Monza e un tempo anche brillante hostess, sempre in tailleur rosso e camicetta bianca allo stadio Brianteo in occasione delle gare interne della squadra biancorossa, si gode il meritato riposo, restando disponibile per consulenze sulla termotecnica a Monza e in provincia di Milano nello studio di via Michelangelo Buonarroti. Non si fa mancare nulla e segue attentamente tutti i principali eventi sportivi alla televisione, con un occhio di riguardo per quelli con le compagini monzesi di Serie A protagoniste. Se il tempo è bello e la gara, almeno sulla carta, si presenta interessante, non disdegna qualche sporadica apparizione all’U-Power Stadium, per ritrovare in tribuna i vecchi amici. Nel caso, poi, di inviti per partecipare a qualche trasmissione sportiva in onda sulle tv locali, non manca mai di accettare e di presentarsi in studio sorridente nel ruolo di esperto opinionista. Per chi gli chiede i nomi dei giocatori che più l’avevano entusiasmato nei tempi del suo lungo regno hockeistico- calcistico, la risposta è sempre pronta: ‘’Sui pattini a rotelle, con tutto il rispetto per il grande Antònio José Parreira Livramento, lo spettacolare attaccante portoghese in forza all’Hockey Club Monza nella stagione 1970/1971, ritengo che Villa Puig, il ‘centro’ del Barcellona e della nazionale spagnola, sia stato il più grande in assoluto. Passando al calcio, la mia scelta non può che cadere sui fantastici atleti usciti dal vivaio biancorosso, da Massaro a Monelli, da Claudio e Patrizio Sala a Casiraghi, da Antonelli ad Angelo Colombo, senza dimenticare i favolosi portieri Terraneo, Pinato, Antonioli e Castellini’’. Ma per il finale dei suoi racconti, Enzo Redaelli non riesce mai a far a meno di tornare a parlare di una vecchia partita della 25a giornata del Campionato di Serie B 97/98, Fidelis Andria – Monza, disputata l’8 marzo 1998 allo Stadio degli Ulivi.  “Ad Andria – ricorda Enzo Redaelli -, per la trasferta di campionato trovammo inaspettatamente un’atmosfera tutt’altro che serena. Il team biancorosso, io compreso, fu quindi costretto, per l’intera durata del ritiro, a rimanere blindato in hotel sino all’ora del trasferimento allo stadio per l’incontro. Fuori dalla struttura alberghiera, fin dal momento del nostro arrivo in pullman, trovammo infatti un clima ostile, con un gruppo di tifosi pugliesi inferociti, sia nei confronti della società, rea a loro convinzione d’aver scelto per rinforzare la squadra giocatori poco seri e professionali, sia, più specificatamente, contro due particolari giocatori, Masolini e Cavallo.

 

Per colpa di Masolini e Cavallo, tutto il team monzese blindato in ritiro ad Andria

 

Questi atleti, come venni poi a sapere, erano stati discussi protagonisti dell’ultima partita di campionato disputata due anni prima, quando non indossavano ancora la maglia biancorossa. Fidelis Andria-Genoa l’incontro in questione, mai digerito dalla tifoseria locale. Sembra che in questo match i grifoni, benché fossero ormai privi di particolari interessi di classifica, avessero giocato inaspettatamente alla morte, trascinati proprio da Cavallo e senza trovare valida e decisa opposizione da parte di un avversario in particolare, il suo amico Masolini, pedina della formazione di casa, già promessosi da tempo alla società rossoblù in caso di retrocessione della sua squadra di militanza. Alla fine il Genoa sconfisse 2-0 la Fidelis Andria, condannandola, proprio a seguito di quel risultato, al passaggio in Serie C. Miglior giocatore in campo risultò Cavallo, peggiore, nelle pagelle redatte dai giornalisti, l’affezionato avversario Masolini. Particolare curioso: entrambi i calciatori avevano disputato l’incontro, da avversari, nel loro abituale ruolo di centrocampista. Il sospetto tra i supporter locali che qualcosa di strano fosse avvenuto sul terreno di gioco nel corso dei 90 minuti, diventò presto certezza, con il desiderio di rivalsa nei confronti dei due personaggi incriminati. Così, in considerazione del clima pesante venutosi a creare in loco in occasione del nostro arrivo ad Andria, anche se a distanza di due anni da quella strana partita, il direttore dell’albergo ci consigliò di restare prudentemente all’interno della struttura, cosa che noi osservammo alla lettera. Poi, una volta raggiunto lo stadio sotto scorta, la domenica della gara vincemmo per 3-1, con due reti segnate proprio da Masolini, e per gli ultras pugliesi lo smacco fu a dir poco devastante”.

 

L’immancabile cravatta gialla, usata ancor prima di Adriano Galliani

 

Per le circostanze importanti, Enzo Redaelli sfodera sempre la sua classica giacca blu, da accompagnare agli altrettanto classici pantaloni grigi. Sotto il collo della camicia, spicca poi, immancabilmente in ogni uscita, la mitica cravatta gialla, in uso già negli ultimi decenni del secolo scorso (quella di rappresentanza, blu d’ordinanza con il simbolo societario a tinte biancorosse nel bel mezzo, era riservata solo per gli incontri strettamente ufficiali). Redaelli sostiene (e non ci risulta ci siano state mai smentite in merito) di aver anticipato, in questa scelta modaiola, proprio il senatore Adriano Galliani. La foto di presentazione della sua pagina Facebook, nel tondino posizionato nella parte alta di sinistra a fianco del nome, è però di tutt’altro genere e non riguarda affatto l’immagine della propria persona. Conoscendo l’altra grande passione di Enzo Redaelli, oltre lo sport, non dovrebbe però risultare particolarmente difficile, per tutti i suoi conoscenti, indovinare il soggetto immortalato. Ebbene sì, ecco la risposta: un’imponente autopompa dei Vigili del Fuoco, naturalmente del classico colore rosso fiammante!

 

(Fine)

 

Enzo Mauri

 

(Nella foto: Enzo Redaelli insieme all’ex campione di Formula Uno Michael Schumacher)