Monza defraudato a Bari (ma i problemi restano)

Non giriamoci intorno: l’errore di arbitro, terna, Var e chi più ne ha più ne metta ieri nella trasferta di Bari è qualcosa di incredibile, per non dire vergognoso. A voler pensare male si potrebbe dire premeditato, a voler pensare correttamente si può semplicemente dire messo in atto da una banda collettiva di scarsi che ancora non hanno capito il senso di ciò che fanno (ad esempio, in relazione a episodi simili ma molto meno gravi come nel caso del rigore assegnato all’Udinese con l’Inter a Milano). Ed è inutile anche dire che certi episodi non condizionino un risultato, perché un rigore a metà secondo tempo sacrosanto e magari trasformato avrebbe completamente cambiato lo scenario di una partita a tratti anche gradevole, cominciata benissimo dal Monza con il gol bellissimo di Dany Mota ed equilibrata da Moncini con un altro bellissimo gol da fuori. Bene dietro, Lucchesi in particolare mi è piaciuto moltissimo e secondo me bene anche Obiang in mezzo, almeno per un 70 minuti buoni quando forse ha iniziato ad accusare un po’ di stanchezza. Azzi è il solito treno anche se non riesce a concretizzare la mole di corsa e di spinta sulla sua corsia e Keita, negli scampoli di partita a disposizione, dimostra di essere un lusso per questa categoria anzi, di non doverci proprio stare in questa categoria. Speriamo se ne accorga al più presto anche Bianco.

 

Il problema di sempre: attacco sterile

 

Anche perché invece, purtroppo, i problemi restano più o meno gli stessi della scorsa stagione: attacco troppo sterile al di là della bellissima giocata del portoghese, e sulle fasce la qualità manca: Birindelli è (ma questa davvero non è una novità) tanto impegno, tanta corsa, e nemmeno un cross buono; Caprari gira per il campo senza mai concludere in porta e Galazzi che aveva ben figurato nelle prime uscite parte male recuperando un po’ nella ripresa, troppo poco per incidere su un match difficile come quello di Bari. Male anche Pessina in termini di giocate, mai un tiro, anche quando potrebbe, mai una giocata rischiosa (ma anche questo è così da anni) anche se ho sempre la sensazione che la sua presenza in campo pesi di più in termini di personalità che di giocate risolutive. La cosa migliore è, comunque, la chiusura del mercato: finalmente sapremo chi resta e chi va e non saremo più costretti a leggere di giocatori con la valigia in mano, di mancate convocazioni per infortuni più o meno veritieri e di guru che pronosticano forfait dell’ultimo secondo per presunte partenze di lì a poche ore. Da questa sera, finalmente, esisterà soltanto il campo e i risultati.

 

Lorenzo Titaro