Biancorosso è il colore del Natale, ma…

Biancorosso è il colore del Natale, stavolta un po’ sbiadito. Non potrebbe essere altrimenti con il Monza ultimo solitario con la miseria di 10 punti in 17 partite. Era prevedibile una stagione di sofferenza, ma non così tanta. La squadra rispetto alla scorsa stagione si è (ulteriormente) indebolita, è stata penalizzata da diversi torti arbitrali in momenti cruciali del girone d’andata ed è falcidiata dagli infortuni, seri e di lunga durata. Troppi guai insieme per una squadra come il Monza. Al netto di quanto sopra, che non sono scuse ma oggettive considerazioni, il bilancio resta largamente inferiore alle attese e al valore dell’organico: niente di eccezionale, per carità, ma neppure da ultimi della classe. La società adesso ha deciso di cambiare il timoniere: decisione ineccepibile, ma tardiva e forse inopportuna nei modi, a mio modesto parere.

 

Nesta? Cambio tardivo

 

Da diverse settimane erano evidenti le difficoltà dei biancorossi, a cui l’allenatore Alessandro Nesta non è riuscito a trovare un rimedio. Ok i pareggi di Torino e Como, ma dopo le sconfitte di Udinese e, soprattutto, a Lecce era arrivato il momento della svolta. In Salento la squadra aveva “scricchiolato”, per dirla proprio come il tecnico romano, con la netta impressione di una involuzione anche caratteriale davvero preoccupante. Allora perché esonerare Nesta, a cui vanno i nostri cordiali saluti, dopo una partita nel complesso positiva contro la Juventus, preceduta dal brindisi natalizio con sponsor e stampa a un paio di giorni da Natale? Forse si poteva evitare, anche per concedere al sostituto più giorni per conoscere la squadra e preparare al meglio la doppia e quasi decisiva sfida contro Parma e Cagliari. Ci sarebbe stata persino la singolare analogia del primo anno di serie A, quando Palladino esordì vittorioso con la Vecchia Signora dopo l’ultima di Stroppa, appunto a Lecce. Corsi e ricorsi della storia…

 

Bocchetti, in bocca al lupo!

 

Ora un sincero in bocca al lupo a Salvatore Bocchetti, alla seconda esperienza in A dopo la parentesi a Verona  coronata da una clamorosa rincorsa salvezza. In panca con lui c’era Marco Zaffaroni, vecchio amico biancorosso. Speriamo che si ripeta, stavolta in autonomia. Esordio durissimo per il secondo allenatore più giovane della serie A, dopo Cesc Fàbregas del Como, con pochi margini d’errore. Arriva non senza lo scetticismo della piazza, ma fu così anche per Palladino e sappiamo come è andata a finire. Tempo per farcela ce n’è ancora, ma non molto. Nella speranza che arrivi un po’ di fortuna, serve eccome, e che il calciomercato invernale sappia rafforzare in maniera adeguata, direi importante, l’organico. Ridotto all’osso per gli infortuni, ma tutt’altro che eccelso per qualità.