Psicodramma senza via d’uscita

Fermate il campionato, voglio scendere! Parafrasando il titolo di un noto film degli anni Settanta mi sento di cominciare così l’articolo relativo all’ennesima sconfitta stagionale arrivata contro l’unica squadra contro cui eravamo riusciti casualmente a vincere in trasferta: il Verona. Ormai siamo ai livelli della tragicommedia con Maldini che parte, (già preceduto da Pablo Mari e Djuric) direzione Atalanta, con annesso annuncio ufficiale 5 minuti prima dell’inizio della partita, ultimissima spiaggia per sperare. Con una gara persa per “merito” di uno dei nuovi “colpi” del mercato di riparazione, Lekovic, che a me, al di là dell’autogol da tre punti (per gli ospiti), mi è parso macchinosissimo. Con l’ennesima partita persa senza mai e dico mai tirare in porta, MAI, nemmeno per sbaglio. Con le scelte tutte sue (pur poche che siano) di un Bocchetti allo sbando che schiera su un campo di fango Vignato ormai disperso nel nulla invece di abbozzare un Petagna che, prima o poi, si ricorderà come si gioca a pallone. In ultimo, come non bastasse, con il Milan che sempre amico decide a poche ore dalla chiusura del mercato di non far più partire Camarda (avessi detto Ronaldo il Fenomeno…), lasciandoci senza nemmeno questa alternativa. Sinceramente non se ne può più, è uno strazio giornata dopo giornata e anche a volerci credere, non ci crede più nessuno, nemmeno i tifosi più ottimisti. Un grande applauso a mio parere va alla curva che, con ironia, fa sapere alla società la pena di questa stagione, ma applaude e in qualche modo sostiene anche a fine partita un gruppo di ragazzi dispersi nei meandri di uno psicodramma totale e su cui non ha nessun senso infierire, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Se una società esiste ancora, recuperi i soldi delle ultime cessioni, di paracadute vari e inizi a pensare ad un allenatore di categoria per guidare una squadra agguerrita, privata di zavorre e stipendi roboanti e si concentri su ragazzi come Martins, tra i pochi a tenere viva la speranza per il futuro.

 

La “creatura” di Silvio Berlusconi destinata all’oblio?

 

Un ultimo pensiero per la società e per il geometra Galliani: la prima è colpevole di avere attuato una folle politica di “distruzione” di un sogno che Silvio Berlusconi (ricordato con un pungente striscione ad inizio gara) ha costruito da grande vincente quale è sempre stato, a differenza dei suoi figli che tutti insieme non si avvicinano nemmeno alla metà della metà della grandezza del padre, che mai avrebbe permesso un tale scempio, il secondo reo di accettare passivamente una situazione del genere. Non ha bisogno di consigli da parte mia, che sono un signor nessuno, ma se davvero ha a cuore il Monza dia un segnale, vada, vada via subito e lasci intatto il ricordo di questi anni meravigliosi che lui e Berlusconi padre ci hanno regalato per sempre.

 

Lorenzo Titaro