
Va bene la B, ma non così…
È risaputo che le strade della Capitale siano piene di buche, ma ciò che ha trovato il Monza nelle due trasferte romane affrontate nell’arco di 15 giorni è un abisso infinito confinante con l’inferno. Calcistico, naturalmente, ma c’è anche un inferno personale nell’animo di ciascun tifoso biancorosso a fronte di quello che sta accadendo alle nostre latitudini. Anche la Roma, dopo la Lazio, passeggia sui resti di una squadra che non ispira più aggettivi. Viceversa, in casi come questo, abbondano le frasi fatte ma specchio fedele della realtà. “Siamo alla frutta”, “Non ci resta che piangere”, “Abbiamo toccato il fondo e adesso scaviamo” eccetera. I tifosi hanno da tempo individuato i principali colpevoli di questa kafkiana situazione, e non occorre che lo ribadiamo noi. Poi ci sono molti che puntano l’indice contro i giocatori. O meglio: una (larga) parte di essi. Il portiere Turati sembra essere il principale bersaglio, ma il ragazzo a nostro avviso è solo la vittima sacrificale di un fallimento che parte da lontano e crediamo sia profondamente ingiusto accanirsi contro di lui. Non essere all’altezza della serie A non è un reato, il problema semmai riguarda chi ce l’ha messo lì, a difesa di una porta che ultimamente sembra diventato un tiro al bersaglio (nove reti subite nelle ultime tre gare).
Una squadra piena di giocatori inadeguati
C’è poi la palese inadeguatezza di giocatori come Martins, Brorsson, Ganvoula, Lekovic, Palacios, tanto per fare dei nomi, ma è risaputo che (altra frase fatta che però calza a pennello) “Il pesce puzza dalla testa” e si ritorna inevitabilmente alle origini di questo psicodramma senza fine. Uscita a pezzi dal calciomercato invernale, la squadra biancorossa sembra ora una squadra composta da giocatori reclutati a caso, un po’ come accadeva da bambini, quando magari passava un coetaneo per strada e lo tiravi dentro per fare numero nella consueta partitona pomeridiana. In tutto ciò mister Nesta fa ancora più tenerezza, come in occasione della partita (si fa per dire) con la Roma: ogni primo piano della tv ne metteva a nudo l’imbarazzo e la fragilità di chi non sa più a che santo votarsi, vorrebbe (scappare?) ma non può.
Il mistero (irrisolto) degli infortuni a catena
Ultimo aspetto: la disarmante sequenza di infortuni. Qualcuno, anzi… moltissimi, sospettano vi sia dell’altro, dietro tutto questo, perché appare francamente inspiegabile una cosa del genere. Soprattutto alla luce delle frasi di circostanza a cui attinge Nesta quando qualche giornalista “osa” fare domande in proposito. Insomma, a ciascuno il proprio colpevole, anche se come detto poc’anzi, la tifoseria biancorossa ha già scelto da tempo. C’è adesso molta curiosità riguardo al clima che si respirerà domenica allo U-Power Stadium, in occasione di una gara, Monza-Torino, che sarà solo la prima stazione della Via Crucis da qui a fine maggio. Chiudiamo con una frase che fatta non è: “Va bene la B, ma non così”. Il nuovo mantra che sostituirà (per chissà quanto tempo?) un’altra frase che diventò la colonna sonora dell’epopea AC Monza in tempi non lontani: “Chi ci crede combatte, chi ci crede supera tutti gli ostacoli, chi ci crede… vince”.
Gianni Santoro